L’inquinamento atmosferico è un fattore complesso da valutare, soprattutto in relazione a patologie con un’insorgenza lenta come quelle oncologiche. Nell’inquinamento atmosferico sono presenti sostanze (benzene, idrocarburi, ossidi di azoto e altre) che possono agire sul DNA delle cellule sane trasformandole in cellule cancerose. L’inquinamento aumenta l’infiammazione dei polmoni. I polmoni delle persone che abitano in aree inquinate sono tendenzialmente più infiammati e le patologie infettive come le bronchiti tendono ad avere una guarigione più lenta, proprio perché l’inquinamento agisce mantenendo attivo lo stato infiammatorio. L’infiammazione stessa, inoltre, si associa allo sviluppo di cancro, in particolar modo se si cronicizza. Per quanto il legame tra inquinamento e tumori sia più difficile da dimostrare direttamente, anche per via dello sviluppo tendenzialmente lento delle patologie oncologiche e della multifattorialità che le caratterizza, dagli studi epidemiologici emerge in ogni caso un legame diretto tra polveri sottili e aumento del rischio di cancro.

Le polveri sottili (o particolato) infatti, come dice il nome, entrano facilmente nell’organismo attraverso i polmoni e da lì nel circolo sanguigno. Tra i tumori che risultano maggiormente associati all’inquinamento atmosferico ci sono tumore del polmone, tumore mammario, tumore della bocca e della gola, tumore della pelle non melanoma e tumore della prostata. Inoltre l’inquinamento, oltre alla possibilità di insorgenza di tumore, peggiora anche la prognosi di tumori già diagnosticati. L’impatto dello smog sul rischio associato alle patologie oncologiche è quindi importante, anche considerando il numero elevato di popolazione globale che vive in aree altamente inquinate.